Rudolf Steiner


"Possa la mia anima rifiorire innamorata

per tutta l'esistenza."


“Procurati momenti di calma interiore e in questi momenti impara a distinguere l’essenziale dal non essenziale.”


Se incontro un uomo e biasimo le sue debolezze, mi tolgo forza per acquistare conoscenze superiori; se cerco invece amorevolmente di approfondirmi nelle sue qualità, accumulo tale forza.”


"Dobbiamo arrivare con fermezza ad allontanare il carattere settario dal movimento antroposofico."

"L'"uomo" deve passare prima attraverso l'egoismo per poter poi giungere nuovamente a un grado più elevato, in piena e chiara coscienza, alla completa assenza di egoismo."


Rudolf Steiner descrive nella sua autobiografia come il destino gli donasse ciò di cui aveva bisogno per il suo sviluppo rendendolo in grado di eseguire spontaneamente, per impulso proprio, quanto la vita gli richiedeva.

L'infanzia

Rudolf Steiner, figlio di un impiegato delle Ferrovie Meridionali Austriache, nacque il 27 febbraio 1861 a Kraljevec, presso la frontiera austro-ungarica (oggi Croazia), acquisendo nazionalità ungherese. Nonostante molti trasferimenti, I'ambiente immediato della sua infanzia rimase sempre lo stesso: I'edificio di una stazione con i relativi binari.

La paga del padre era bassa, e i bambini dovevano contribuire al mantenimento della famiglia aiutando nelle faccende domestiche, nei lavori di giardinaggio, e sul campo di patate. Crebbe così in un ambiente che stimolava alla prontezza e all'abilita nella vita pratica. I rapporti giornalieri con i semplici e bonari abitanti del luogo, il crescere immediato in un vigoroso dialetto ed il vivere intensamente la vita della natura nei ritmi dei giorni e delle stagioni, contribuì a risvegliare nel fanciullo una forte anima e un'attiva ricettività interiore. 

L'esperienza decisiva

Steiner aveva circa sette anni, quando, come lui stesso racconterà più tardi, ebbe una esperienza decisiva. Gli si avvicinarono le prime sottili impressioni di un mondo che non è quello terreno, che però si può «udire» e «vedere» anche se con occhi ed orecchi diversi da quelli «fisici». Da questo momento in poi il fanciullo fu a contatto non soltanto con gli alberi e le pietre, ma anche con gli esseri spirituali celati dietro ad essi, che a lui si rivelavano, non su un piano fisico, ma in uno «spazio animico interiore». Il piccolo sentiva che simili cose non sarebbero state comprese dal suo ambiente e seppe non farne parola ad alcuno. 

A scuola

Rudolf Steiner trascorre quasi trasognato i primi anni di scuola. Il padre ha l'idea fissa che il figlio debba diventare ingegnere ferroviario e, a questo fine, lo invierà alla «Realschule» (Scuola Tecnica) di Wiener Neustadt, dove il ragazzo verrà accettato soprattutto grazie alle sue doti di disegnatore. Riceverà così una istruzione di carattere eminentemente scientifico.

Un suo primo risveglio intellettuale avvenne quando, nella relazione annuale della scuola, trovò un articolo su atomi e molecole. Per comprendere questo articolo dovette leggere altre pubblicazioni scientifiche e, col dare lezioni private ai compagni di scuola, ebbe modo di rifarsi di tutto quello che aveva perduto durante i primi anni. Divenne presto il migliore allievo, cioè quello che sulla pagella riportava sempre i voti migliori.


La Giovinezza

A 14 anni, approfittando del poco tempo libero a disposizione, cominciò a studiare fervidamente filosofia. Però, che gli rimase sempre difficile assimilare certe cose

della vita esteriore, lo dimostra anche il fatto che la sua ortografia, nonostante l'età, era ancora molto imperfetta. Al contrario, lo sviluppo dei temi gli riusciva talmente facile che scriveva sempre per alcuni dei suoi compagni prima di pensare al suo proprio compito.
Nell'estate 1879, superò l'esame di maturità con lode.

Steiner non aveva ancora potuto parlare apertamente delle sue esperienze nel mondo spirituale fino a quando fece la conoscenza di un semplice erborista. La devota, ingenua e profonda saggezza naturale che viveva in quell'uomo, permise a Steiner di scorgere una conoscenza spirituale istintiva, che aveva continuato a vivere nel silenzio attraverso secoli senza essere stata sfiorata dalla civiltà moderna.

«Con lui era possibile parlare del mondo spirituale come con qualcuno che ne aveva diretta esperienza». Rudolf Steiner scrive che, tramite lui, conobbe quel «maestro spirituale» sconosciuto dal mondo: un uomo di semplice professione che gli dette profondi impulsi per la sua vita.


Studente all'Istituto Tecnico Superiore di Vienna 

Nell'autunno 1879 Steiner si iscrive all'lstituto Tecnico Superiore di Vienna dove studierà, fra l'altro, biologia, chimica e fisica. Specialmente quest'ultima materia influenzerà profondamente la sua evoluzione interiore e, nello stesso tempo, lo porrà di fronte a difficili enigmi.

Allora non esisteva ancora la fisica atomica, ma era già stato adottato il metodo di osservazione che in essa avrebbe sfociato. I fisici consideravano come naturale che il mondo esteriore fisico, in fondo, altro non fosse che il risultato dei movimenti di particelle infinitamente piccole.

Rudolf Steiner si gettò in questa concezione del mondo completamento scevro di pregiudizi; e questo procurò al suo pensiero enormi difficoltà, poiché tale concezione del mondo era in grado di spiegare tutto senza l'aiuto di alcunché di «soprasensibile». Ma l'azione di forze soprasensibili, specialmente nel campo della vita organica, era per lui un dato di fatto che gli veniva continuamente riconfermato attraverso l'osservazione empirica.


Steiner adulto

L’attività di educatore 

Nel 1884, terminati gli studi, occupò un posto di educatore presso una famiglia di commercianti viennesi. 

Il suo allievo, che era affetto da idrocefalia, aveva dieci anni, ed era talmente ritardato nel suo sviluppo intellettuale che si dubitava seriamente di poterlo educare. 

Attraverso un lavoro pieno di dedizione, Rudolf Steiner lo porto così avanti che il ragazzo poté essere accettato al ginnasio, tra compagni della sua erà, e diventò poi medico. 

Dopo aver portato a termine con successo questo delicato e veramente difficile compito, che era durato sei anni, Steiner fu in grado di porre le basi di quella antropologia pratica che sempre di nuovo troveremo nelle sue opere.


La “fase goethiana”

Steiner non riusciva a trovare un ponte tra le scienze naturali, come venivano insegnate nelle università, e la visione spirituale che sperimentava nell'intimo della sua anima. Attraverso Karl Julius Schröer, suo professore di storia della letteratura, ebbe occasione di conoscere, per la prima volta, Goethe come poeta. Grazie ai precedenti studi di ottica, botanica e anatomia, effettuati durante il tempo libero, arrivò anche a «scoprire» Goethe come scienziato. A poco a poco crebbe in lui la convinzione che la scienza moderna, negatrice dello spirito, può solamente afferrare ciò che nella natura è morto; mai l'elemento vitale. Egli vide anche come Goethe, nei suoi scritti scientifici, avesse mostrato una via all'indagine dell'organico e quindi anche un ponte tra la natura e lo spirito. Avrebbe trattato volentieri un qualsiasi argomento scientifico nel senso di Goethe.

Nel 1885, da parte del Prof. J. Kürschner, lo raggiunse l'invito a curare l'edizione delle opere scientifiche di Goethe per la «Letteratura Nazionale Tedesca». L'invito offrì la possibilità al giovane studente di approfondire notevolmente i suoi studi scientifici. Tuttavia dovette proseguire nel suo lavoro pedagogico.


Il periodo 1890-1896 

Durante questi anni Rudolf Steiner scoprì che mai il mondo esterno avrebbe potuto dargli quanto egli cercava dal più profondo dell' anima. Dovette imparare attraverso sforzi interiori a raggiungere in sé stesso l'armonia tra «volere» e «dovere». 

Nel 1889 lo raggiunse l'invito a collaborare alla grande edizione delle opere di Goethe allora appena iniziata. Sempre nel 1889, dopo una lunga visita per stabilire le premesse del suo lavoro, si trasferì a Weimar come collaboratore all'archivio goethiano, allora di recente fondazione.

Per Rudolf Steiner cominciò cosi una nuova vita.

I continui, spesso profondi rapporti con poeti, filologi, artisti ed altre personalità del mondo della cultura, accrebbero la sua conoscenza degli uomini e di sé stesso. Diventò ancora più consapevole della peculiarità della propria natura animica.

«Nei momenti in cui mi isolavo, sentivo sempre di più che solo un mondo mi era familiare: quello spirituale che vedevo in me. Con quel mondo potevo facilmente unirmi. Spesso mi dicevo, seguendo il corso dei miei pensieri, quanto mi fosse stato difficile, durante tutta la mia infanzia e la mia giovinezza, I'accesso al mondo esteriore mediante i sensi».

Al contrario, l'attività del pensiero gli era facile; era quello il suo vero e proprio elemento: «...Senza il minimo sforzo, ero in grado di afferrare spiritualmente grandi connessioni scientifiche...» All'archivio di Goethe, le sue non comuni capacità di ricerca venivano incontestabilmente riconosciute. 
 

Principi e scopi delle sue edizioni di Goethe 

Steiner si era proposto di presentare la concezione goethiana come un tutto e i suoi ampi commenti si levavano spesso contro certe teorie tradizionali.

«Da essi doveva risultare come il metodo goethiano di ricerca e di pensiero, per la sua ampiezza e per la capacità di penetrare spiritualmente nelle cose, fosse giunto a molte scoperte nei diversi rami della scienza. Per me non era importante esporre queste singole scoperte come tali, ma volevo mostrare che esse, come i fiori da una pianta, risultavano da una concezione della natura conforme allo spirito».

Ciò a cui Rudolf Steiner, dal più profondo del suo essere, in realtà anelava, cioé un rinnovamento della cultura nello spirito di Goethe, non fu però compreso se non da un piccolo numero di collaboratori.

 

Problemi vitali 

In alcuni dei suoi colleghi non trovò che basso spirito di congrega, mancanza di più profondi interessi umani generali e, non di rado, meschinerie che lo ferivano e lo angustiavano. Si accorse che a Weimar non si voleva rinnovare, bensì conservare. Lui, che un anno e mezzo prima aveva messo piede nella città di Goethe con le più grandi speranze, dovette già scrivere in una lettera del maggio 1891: «La vita e le attività di Weimar, la città delle mummie classiche, mi lasciano indifferente e freddo».

In quel periodo scopri che l'unica cosa cui egli veramente anelava nella sua vita, era in fondo questa: penetrare sempre più profondamente nel mondo dello spirito. Ma lo stesso Goethe, il realista che massimamente possedeva il senso per le piccolezze e per i compiti terreni, gli diventò modello di perseveranza.

Così Rudolf Steiner continuò il suo lavoro.

Per Rudolf Steiner, mostrare la via che dal mondo del pensiero guida al mondo soprasensibile, non significava prendere una via indiretta. Al contrario: «Secondo me era necessario riconoscere che il giusto sentiero verso il mondo spirituale è quello che in primo luogo conduce all'esperienza delle idee pure».

Così nacquero i suoi scritti filosofici.

Già nel 1886, a Vienna, Rudolf Steiner aveva pubblicato il suo primo libro: «Basi di una teoria della conoscenza della concezione goethiana del mondo». Nella stessa città scrisse una dissertazione sul problema della gnoseologia, in cui tentò audacemente di farla finita una volta per tutte con la teoria kantiana. Grazie a questo lavoro conseguì la laurea nell'ottobre del 1891. Dopo avervi aggiunto una prefazione e una appendice pubblicò il tutto, nello stesso anno, sotto il titolo: «Verità e Scienza».

«La Filosofia della Libertà» 

Attraverso questi lavori Rudolf Steiner si era preparato, interiormente ed esteriormente, alla sua principale opera filosofica: «La filosofia della liberta» (1894). La prima edizione aveva come sottotitolo: «Risultati di osservazione animica secondo il metodo delle scienze naturali». Steiner voleva rendere fertile in campo filosofico l'acutezza di osservazione della scienza e, a questo fine, ne cambiò l'orientamento col dirigerla verso il mondo interiore. Egli mostrò come l'uomo, quando adopera la forza di pensiero necessaria, riesca a superare, con l'esatta percezione di idee pure, «libere da ogni carattere sensoriale», i limiti della conoscenza imposti dai teorici e a diventare libero cittadino di un mondo ideale-spirituale.

Altri libri seguirono: «Frederico Nietzsche, lottatore contro il suo tempo» (1895) e «La concezione goethiana del mondo» (1897).

I libri di Steiner erano frutto delle poche ore libere. Durante il suo soggiorno a Weimar, oltre ai lavori sulle opere scientifiche di Goethe, ne aveva iniziati anche altri: I'edizione delle opere di Schopenhauer e di Jean Paul per la casa editrice Cotta, alle quali premise introduzioni biografiche e storico-letterarie. Si potrebbe ora pensare, viste queste occupazioni secondarie, che il compito principale di Steiner, quello all'Archivio di Goethe, ne venisse a soffrire. Ma non era così, poiché il suo lavoro, che terminò nel 1896, fu sempre compiuto con grande cura.

Nella relazione annuale per il 1897 della «Goethe-Gesellschaft» si può leggere quanto segue: «Ciò che Rudolf Steiner ha fatto, unendo felicemente le sue capacità critiche e creative, ha ricevuto la piena approvazione di tutti gli intenditori. Ai suoi sforzi costanti e disinteressati è dovuta una grande quantità di documenti, ordinati con metodo e diligenza, i quali assicurano a Goethe, come uomo di scienza, un maggiore e più alto riconoscimento».

 

1896: 'Svolta della vita'

All'età di 35 anni circa, poco prima della sua partenza da Weimar e indipendentemente da ogni circostanza esteriore, nella vita di Rudolf Steiner si verificò un cambiamento decisivo.

«Un interesse, mai provato prima, per ciò che è sensibile, percettibile, si destò in me. Assunsero importanza alcuni particolari cui prima non avevo prestato debita attenzione. Ebbi l'impressione che il mondo sensibile avesse qualcosa da svelarmi, qualche cosa che esso soltanto potesse svelarmi. Entrai così, per la precisione e la forza dell'osservazione compiuta mediante i sensi, in un dominio sino allora sconosciuto».

La nuova facoltà si ripercosse fortemente sulle sue esperienze spirituali. «Quando si osserva il mondo fisico si esce completamente da se stessi. Proprio per questo si può ritornare nel mondo spirituale con accresciuta penetrazione».

Da anni Steiner era solito praticare la meditazione. Intensificò ora notevolmente quella pratica. Si sviluppò in lui «la coscienza di un uomo spirituale interiore che può svilupparsi nella natura umana e che, liberato totalmente dall'organismo fisico, può vivere, percepire, muoversi nel mondo spirituale. Questo uomo spirituale autonomo entrò nella mia esperienza per effetto della meditazione».

Rudolf Steiner acquistò così il diritto di dirsi cittadino di due mondi, il fisico e lo spirituale. Ci troviamo, ora, davanti ad un uomo che in ogni rapporto, sia interiore che esteriore, assume l'intera responsabilità del suo destino e dei suoi atti.


Il periodo 1897-1902

Dopo la partenza da Weimar, Rudolf Steiner entrò nel periodo più difficile della sua vita. «Le forze che determinavano il mio destino esteriore non potevano più, come prima, formare una unità con le direttive interiori che risultavano dalle mie esperienze nel mondo spirituale». Le sue aspirazioni cozzavano violentemente contro quanto gli veniva incontro dal mondo esteriore. Negli ultimi anni del secolo incontrerà queste due forze come potenze nemiche. Questo conflitto minacciò seriamente la sua esistenza, sia esteriore che interiore.

Rudolf Steiner decise «di dire tutto ciò che fosse possibile dire». Fu così che, nell'estate del 1897, si stabilì a Berlino quale editore del «Magazin für Literatur» e si inserì nella «Libera Società di Letteratura». Così, da scrittore e da conferenziere, entrò in relazione con giovani scrittori tedeschi, che si riunivano intorno a personalità ben conosciute, come Otto E. Hartleben, Frank Wedekind e Paul Scheerbarth. La collaborazione con costoro gli fu difficile. A quegli artisti di particolarissima natura, spesso bizzarra, dava l'impressione di essere un estraneo. Hartleben, che divideva con lui la direzione del «Magazin», moltiplicava le difficoltà per le irregolarità del suo lavoro.

Steiner scriveva tutto ciò che stimava necessario sugli eventi del tempo, a cui si dedicava intensamente. 


La prova dell'anima

Ai disagi materiali si unirono per di più quelle esperienze interiori che da Rudolf Steiner ne «La mia vita» furono definite «la prova dell'anima» e descritte con commovente efficacia.

Fin da fanciullo sentì come suo compito il conoscere a fondo il pensiero scientifico-materialista, per poterlo trasformare «dal di dentro». Verso la fine del secolo vide quanto mai chiaramente che l'attività del pensare, se viene sperimentata nel soprasensibile, non è un astratto gioco di concetti, ma un vero rapporto con una vivente essenzialità.

Fu in quell'epoca che Steiner incontrò nel mondo dello spirito quelle potenze demoniache che dalla conoscenza della natura non vogliono portare alla visione dello spirito, ma fanno del pensiero un meccanismo. «Per quelle entità è assolutamente vero che il mondo è una macchina». 

Doveva ora condurre in piena consapevolezza una dura lotta interiore: «Dovetti salvare la mia vista spirituale tra le tempeste che si svolsero nella mia anima». «Durante tali prove, riuscii ad andare avanti solo evocando in me, con la mia vista interiore, lo sviluppo del cristianesimo». Rudolf Steiner indica con queste parole l'avvenimento più importante della sua vita.

Da fanciullo, Steiner aveva servito la Messa nella chiesa del villaggio. Il culto cattolico fu per lui una profonda esperienza. Ma la sua infantile devozione non aveva nulla di confessionale. Il catechismo non ebbe presa sulla sua anima. 

Negli ultimi anni dell'Ottocento, la grande sete di conoscenza diresse Steiner verso alcune concezioni che non erano quelle delle confessioni religiose, il cui insegnamento ufficiale «concerne un mondo dell'aldilà che l'uomo non può raggiungere sviluppando le proprie forze spirituali. Ciò che la religione insegna, ciò che essa dà come legge morale, proviene da rivelazioni esterne all'uomo. A questo si opponeva la mia concezione dello spirito con l'affermazione che il mondo spirituale è altrettanto percepibile quanto il mondo che si manifesta ai sensi. E vi si opponeva anche il mio principio di individualismo etico, per cui la morale non va ricevuta dall'esterno, sotto forma di legge, ma deriva dallo sviluppo dell'entità animico-spirituale dell'uomo, in cui vive un elemento divino». «Non riuscii a trovare il cristianesimo che cercavo in nessuna delle confessioni esistenti. Così che, dopo dure lotte animiche, dovetti immergermi io stesso nel cristianesimo, e precisamente in quel mondo soprasensibile, nel quale lo spirito stesso ne parla.»

E trovò ciò che cercava.

La via di Rudolf Steiner verso la conoscenza del Cristo, lo guidò verso quella travolgente esperienza a cui accenna, con semplici e modeste parole, nella sua autobiografia: «L'essermi trovato davanti al Mistero del Golgota in un solenne momento di conoscenza interiore fu l'avvenimento più importante per l'evoluzione della mia anima». Diversi anni più tardi, quando dovette sopportare altre difficili prove, tra cui anche la distruzione del Goetheanum, parlò di quegli anni tra il 1897 e il 1900, come dell'epoca in cui visse la sua «prova più cruciale». Si può anche definire questa sua esperienza con una frase, che poi ritroveremo in uno dei suoi drammi-mistero: aveva attraversato la «porta dell'iniziazione». Sia i documenti storici che l'indagine spirituale dello stesso Steiner, testimoniano che simili esperienze interiori corrispondono a quanto veniva sperimentato nei centri di misteri precristiani. Il neofita doveva prepararsi all'iniziazione attraverso una vita meditativa e cerimonie religiose che si svolgevano in luoghi tranquilli, nella pace raccolta di un tempio. Il vero e proprio atto iniziatico era un rito che avveniva nel più rigoroso distacco dal mondo esteriore. La preparazione di Rudolf Steiner ebbe luogo fra disagi materiali, estenuanti occupazioni professionali, relazioni umane difficili, nel trambusto di una immensa città moderna.

Impegnato in una dura lotta per la vita, doveva edificare in se stesso il tempio nel cui silenzio si svolgevano drammi di cui comunemente non si ha alcuna idea. La sua via evolutiva rispondeva completamente alle esigenze e alle condizioni della nostra epoca.

Alla fine del settembre 1900 poté far passare la sua rivista in altre mani. E diede inizio ad una libera attività di scrittore e conferenziere.

 

1902-1925: Steiner conferenziere 

A Berlino, Steiner tenne conferenze d'ogni genere. Presiedé anche alle riunioni di diverse società scientifiche, in particolare a quelle dell'Associazione Giordano Bruno e a quelle di un gruppo di giovani scrittori d'avanguardia, di artisti e di ricercatori, che si erano riuniti sotto l'appellativo: «Die Kommenden».  

Durante tale periodo Steiner scrisse anche un libro intitolato: «Le concezioni del mondo e della vita nel XIX secolo». In quel libro descrive l'evoluzione della filosofia dall'epoca di Goethe e di Kant sino alla svolta fra il XIX e il XX secolo.

Nel 1914 lo completò, delineando la storia della filosofia dai pensatori ionici sino a Einstein e alla teoria einsteiniana della relatività. L'opera ebbe un nuovo titolo: «Gli enigmi della filosofia». Nel medesimo giorno in cui si concludeva la vendita del «Magazin», Rudolf Steiner tenne, a Berlino, una conferenza su Nietzsche. Come egli stesso scriverà più tardi, notò che nell'uditorio alcune persone mostravano vivo interesse per il mondo spirituale. Fu invitato a tornare.

La settimana dopo tornò, e tenne una conferenza su «La rivelazione segreta di Goethe», esaminandone la «Fiaba del serpente verde». Quella conferenza segna una data importante nel corso dell'attività steineriana. «L'aver potuto esprimermi finalmente in termini direttamente ispirati dal mondo spirituale, mentre, sino a quel momento, ero stato costretto a non lasciarne trasparire se non un riflesso nelle mie esposizioni, fu per me una esperienza capitale»,. La conferenza riportò grande successo.

Durante l'inverno 1900 -1901, tenne un corso sui grandi mistici del Medio Evo, e l'inverno dopo parlò sul tema: «Il cristianesimo quale fatto mistico». Questo corso fu poi rielaborato e divenne un libro. Con questa opera Rudolf Steiner intese mostrare come non soltanto la predicazione dei profeti ebrei, ma anche l'insieme dei Misteri dell'antichità fossero da considerarsi un preludio alla venuta del Cristo.

Con questa esposizione Steiner si pose in netto contrasto con le consuete dottrine della Società Teosofica che descrivevano il Cristo come «un maestro di saggezza» tra tanti altri. Tuttavia, proprio dopo questo ciclo di conferenze, e da parte teosofica, fu invitato ad assumere il compito di segretario generale presso la sezione tedesca della Società Teosofica. Steiner accettò, ma a condizione che la sua azione potesse svilupparsi indipendentemente ed inserirsi in completa libertà nel resto della Società Teosofica.

Che Steiner abbia acconsentito a collaborare con la Società Teosofica può sorprenderci. Le persone a guida della società, come H. P. Blavatsky e Annie Besant, avevano suscitato molta diffidenza nelle cerchie culturali per la loro attività spiritistica e la maniera concettualmente poco soddisfacente con cui esponevano i loro insegnamenti.

La via che esse percorrevano per giungere allo spirito era lontanissima da quella battuta da Rudolf Steiner. Per loro si trattava principalmente di porre la coscienza in stato di passiva ricettività, per Steiner si trattava invece di svegliarla e di innalzarla ad una sfera superiore.

L'8 ottobre 1902, Steiner fece un passo decisivo in occasione di una conferenza per l'Associazione Giordano Bruno. Dichiarò apertamente, per la prima volta, quale sarebbe stato lo scopo di tutta la sua attività futura: «trovare nuovi metodi per lo studio dell'anima su base scientifica». Egli chiamò espressamente questo tentativo come «teosofico» non nel senso orientale, ma nel senso di un impulso culturale occidentale.

Steiner era favorevolmente conosciuto nei colti ambienti tedeschi come uno specialista negli studi goethiani, come un filosofo e un divulgatore. Godeva di amichevoli rapporti con filosofi come Eduard von Hartmann, con naturalisti come Haeckel, e con altri dotti del suo tempo. Gioco' una grossa partita.

Questa sua conferenza destò molto interesse nel pubblico, ma anche molto stupore. «Quella conferenza» egli disse «fu la mia conferenza antroposofica fondamentale». «Il punto di partenza di tutto il mio futuro lavoro». Si può dunque dire che la sera dell'8 ottobre 1902 segnò l'origine dell'antroposofia. 

A partire da quel momento la biografia di Rudolf Steiner è inseparabilmente unita all'impulso spirituale che allora chiamò spesso «teosofia», ma che ben presto denominerà «antroposofia» (dal greco «anthropos», uomo, e «sophia» saggezza). Questa definizione voleva significare una forte e più ampia coscienza interiore, grazie alla quale l'uomo può sperimentare se stesso come cittadino di due mondi.

Nel 1904 appare "Teosofia, introduzione alla conoscenza sovrasensibile all'auto determinazione umana"; il libro stimola Kandisnky (che scriverà, influenzato da Steiner "Lo spirituale nell'arte". 

In occasione del congresso internazionale della Società Teosofica che si tiene a Monaco nel 1907 mette in scena il dramma di Eduard Schuré "Il mistero di Eleusi". In quel periodo viene edificato a Dornach (Basilea, Svizzera) il Goetheanum, progettato da Steiner interamente in legno, a doppia cupola. Nella notte di San Silvestro del 1922, però, l'edificio viene distrutto da un incendio. Steiner realizza prontamente un secondo edificio interamente in cemento armato (edificato, dopo la sua morte, tra il '25 e il '28).

Con Marie von Sivers, sua stretta collaboratrice dal 1902 e futura moglie, fonda logge teosofiche in Germania e all'estero.

Muore a Dornach, vicino Basilea (Svizzera), il 30 marzo 1925.

Fonti:
"Rudolf Steiner e l'Antroposofia" (testo di Frans Carlgren, traduzione di Mario Betti) Ed. Goetheanum, Libera Università di Scienza dello Spirito, Dornach, Svizzera;
"La Mia Vita", R. Steiner.